sabato 6 aprile 2013

3.32. Quella notte in cui ho pensato di morire

Quel giorno c'era una strana atmosfera. Il cielo e il mare avevano dei colori troppo accesi per essere solo l'inizio di aprile e c'era silenzio, uno strano silenzio.
Io mi stavo preparando per andare a Gerusalemme, città che desideravo vedere da tanto tempo, ed ero felice. A sporcare la mia serenità e la calma di quella giornata c'erano solo quelle scosse che, sempre più forti, si facevano sentire anche sulla costa e a casa mia, al sesto piano di un palazzo in cemento armato, si ballava già parecchio.
© Valerio Berdini

Non ricordo dove fossi e come reagii alla scossa delle 23: quella successiva, quella delle 3.32, ha cancellato tutti i ricordi.
Nella mia testa sono rimasti solo il rumore della terra, che se ci penso adesso mi ha spaventata come da piccola mi spaventava l'idea del Nulla ne La Storia Infinita, lo scricchiolio dei vetri e la collana tribale indiana che mi è caduta in testa.
Mi sono alzata e sono corsa nella stanza dei miei genitori con un unico pensiero: "Adesso crolla tutto e muoio. Adesso crolla tutto e muoio". E non avevo nessuna intenzione di morire da sola.

Casa mia non è crollata e non sono morta. Sono morte molte altre persone, ciascuna con la sua storia, la sua famiglia, le sue scarpe da tennis e i suoi libri sul comodino. Tutto svanito in 30 secondi.
E' a loro che oggi va il mio pensiero, e anche a chi è rimasto e continua a vivere con il peso di quei 30 secondi sul cuore.
E a L'Aquila, bella, bellissima città, con le ali ancora ferite ma che deve tornare a volare.

Nessun commento:

Posta un commento