martedì 22 marzo 2016

Risiko e gli strateghi da salottino Ikea

Forse e' una reazione naturale alla paura, o forse siamo veramente scemi. Dopo ogni brutto fatto di cronaca, si scatenano la rabbia e la gara a chi ne sa di più su strategie, Intelligence, massime allerte, punizioni esemplari e affari esteri. Ragazzi, vi prego, giocare a Risiko non vi rende strateghi. Da bravi, rimettete i carri armati di plastica nella scatola.

Vedete, la vita e' piena di pianure, dossi, buche, salite e discese. Vento in poppa che ti da' una mano e burrasca che ti fa maledire il momento in cui hai deciso di metterti in mare. Che bello, pero', quando smette di piovere li', lontano lontano, scorgiamo la meta che si fa sempre più vicina. 

Ci sarebbe gusto se tutto andasse secondo i nostri piani? 

La vita e' fatta per essere vissuta, e noi siamo fatti per conoscere, camminare, esplorare noi stessi e tutto ciò che il mondo ha da offrire, comprese le cose brutte. Certo, sarebbe preferibile che non ci fossero o che ce ne fossero il meno possibile, ma la realta' dei fatti e' che non possiamo far altro che prendere quello che c'e', cosi' come viene. 

Abbiamo pero' la grande dono della liberta' e la possibilità di scegliere come vogliamo essere. Possiamo decidere che no, l'odio e la violenza non fanno per noi. Rispondere con violenza a chi ha scelto la violenza ci farebbe sentire meglio? Più sicuri? Più protetti? Infallibili? No, sarebbe solo l'ennesima illusione di potere e controllo, illusione che aspetta il prossimo attentato per sbriciolarsi davanti alla nostra paura. E poi, diciamocelo, ancora ci perdiamo i calzini nella lavatrice, hai voglia a fare gli strateghi dal nostro piccolo salotto ikea.

Non e' facile, ma possiamo solo accettare di essre quello che siamo:esseri umani. Cattivi, violenti, paurosi, amorevoli, creativi, gioiosi...
Tutti estremamente fallibili.



giovedì 17 marzo 2016

L'igiene, questa sconosciuta

Che gli inglesi non siano celebri per la loro igiene personale e' risaputo, ma dopo aver vissuto un anno negli Stati Uniti, uno in Francia, qualche mese in India e soprattutto un intero anno accademico con mio fratello, pensavo di essere preparata.

E invece no.

Questi piccoli, bianchicci inglesi, riescono sempre a sorprenderti per la loro zezzita', che non consiste soltanto nell'avere le mani perennemente sporche e unticce. No, c'e' molto di più: c'e' della professionalità, in tutti i campi, a tutte le eta' e senza distinzione di genere. Andiamo per punti - tutti tratti da storie vere.

Denti
Ero arrivata da pochi giorni e finalmente avevo trovato un bell'astuccetto per spazzolino e dentifricio: impermeabile, a righe bianche e verdi che mi ricordava tanto ombrelloni e sedie a sdraio che avrei potuto soltanto sognare. Insomma, me lo porto in ufficio tutta contenta e dopo pranzo, mentre mostravo una cosa ad una collega, il PC inizia a scaricare un aggiornamento e si pianta. Vado a lavarmi i denti, penso, ma oltre a pensarlo, lo dico.

GELO.

Tutti si fermano e si girano a guardarmi neanche avessi intonato God save the Queen ruttando. Poi una si fa coraggio e rompe il silenzio chiedendomi: why? E aggiunge: do you always brush your teeth? E tutti li' che mi guardavano in attesa della risposta, manco fossi l'oracolo di Delfi.

Ma che vuol dire Perche' ti lavi i denti? Che io vi chiederei perche' fate cosi' schifo, guarda.
Brutti zezzi che non siete altro.

Capelli
In questo, devo dire, le vere professioniste sono le ragazze. Sfoggiano pinze da parrucchiera senza pietà alcuna, e con queste costruiscono impalcature degne della buon'anima di Amy Winehouse. Non sono pero' le cofane a sconvolgermi quanto, anche in questo caso, la totale mancanza di igiene. Roba che un giorno vengo in ufficio con due fette di pane e vediamo che effetto fa, magari scopro un modo per combattere la fame nel mondo.

Un giorno, andando a pranzo con delle colleghe, una di queste di punto in bianco si gira ed inizia ad annusarsi i capelli, poi prende una ciocca con due dita e dice: "Forse devo farmi uno shampoo. In effetti ieri sera il mio fidanzato mi stava facendo i grattini in testa e mi ha chiesto da quanto tempo non mi lavassi i capelli." E non e' che dopo averlo detto abbia preso una pala per scavarsi una fossa, no, dopo averlo detto si e' messa a ridere. Grasse risate, proprio.
Mah.

(Sempre la stessa qualche settimana dopo si e' annusata la giacca dicendo che forse era ora di portarla in lavanderia perche' PUZZAVA DI FORNO - non di quelli che fanno il pane ma di quello di casa)

Cibo
Che cosa dobbiamo dire ancora sugli inglesi e il cibo? Mangiano qualsiasi cosa, a qualsiasi ora e in qualsiasi posto. Treno, metropolitana, strada, ogni luogo e' buono per mangiare, possibilmente con le mani.  Sul gradino piu' alto del podio c'e' una ragazza che ho incrociato qualche mese fa. Beveva una brodaglia con molta schiuma che evidentemente non le piaceva e allora che cosa fa: raccoglie tutta la schiuma con la cannuccia, la butta a terra e, prima di rimettere la cannuccia nel bicchiere, la  PULISCE SULLA GIACCA.

Una menzione d'onore va alla mia collega Claire che ha in PC più lercio che io abbia mai visto. Quando qualche mese fa dovevamo usarlo per un evento mi faceva schifo prenderlo in mano e mi sono fatta prestare un fazzoletto, per dire.

Piscina
Settimana scorsa avevo un po' esagerato con l'allenamento gambe e ho avuto dolori per due giorni - di quei dolori che anche sederti per fare la pipi' diventa un problema. Chiacchierando con una collega mi suggerisce di andare in piscina. Ci penso un po' e dico che si', mi piacerebbe molto ma le persone che frequentano la piscina nel mio stabile vanno sempre in giro scalze, non solo nello spogliatoio ma escono direttamente scalze da loro appartamento e quindi bah, l'idea non mi attira proprio. Poi non usano la cuffia per cui sono un po' scettica, ecco.
La sua risposta? Faccia sorpresa ed il solito: Why? Does it bother you?

Piedi
A quanto pare in questo paese sono immuni dalle verruche, il che porta tutti a camminare scalzi ovunque, soprattutto sulla moquette dell'ufficio, tendenzialmente senza calze.

Quando poi fa caldo, le mamme inglesi si organizzano con costumini e teli mare e portano i loro bambini a London Bridge e li', tutti felici, si fanno il bagno nelle fontane.


Che dire, io spero di sopravvivere a tutto ciò Per ora non si registrano verruche ne' infezioni di alcun genere.

In Hyigiene I Trust.

venerdì 11 marzo 2016

La metà del mio dovere

Sono cresciuta pensando di aver sempre fatto soltanto la metà del mio dovere perchè questo era quello che mi veniva detto da mio padre dopo ogni compito in classe, interrogazione, esame.
Ho passato anni a guardare la maggior parte dei miei compagni essere premiati per la loro mediocrità mentre io avevo fatto soltanto la metà del mio dovere. Poi uno si chiede perchè è insicuro e ha sempre pensato di non meritare niente.

La metà del mio dovere consiste in quanto segue.

A 16 anni prendo la valigia e parto per gli Stati Uniti dove frequento il quarto anno di liceo. Imparo molto inglese, moltissimo sulla cultura amercana e vinco un Award of Excellence, nonostante per almeno 3 mesi non capissi nulla di quello che mi veniva detto.

A 17 anni torno in Italia e frequento l'ultimo anno di liceo linguistico. Nel frattempo compio 18 anni e dopo la maturità riprendo la valigia e parto per Milano, dove mi iscrivo ad interpretariato. Ho sempre avuto un grande interesse per le lingue straniere (alle medie avevo uno di quei corsi in audiocassetta che seguivo ogni mercoledì sera con mio padre) ed in poco tempo divento una macchina da traduzione. Passo il secondo anno di università mangiando solo due zucchine lesse al giorno, poi parto per Parigi e una sera sulla Senna mangio un gelato. Il terzo anno scorre via veloce e a settembre mi trasferisco a Torino per la specialistica binazionele. A novembre torno a Milano per laurearmi e dopo la discussione riprendo il treno e torno a Torino: il giorno dopo avevo lezione per cui dovevo tornare a fare almeno la metà del mio dovere. A settembre dell'anno successivo riprendo la solita valigia e parto per Lione dove frequento l'ultimo anno di università, compreso uno stage di sei mesi.

Dopo l'estate, ad inizio settembre 2007 mi laureo. 25 anni ancora da compiere, 5 anni spaccati di università, la metà del mio dovere.

Faccio visita ad un'amica in Olanda e, qualche giorno dopo il mio rientro a casa, mi chiama un'amica:  "alcuni miei amici hanno bisogno di un'interprete, ti va?". Certo che mi va.
Tra un'interpetazione e l'altra mando CV e faccio qualche colloquio. Il più divertente con un celebre gruppo di head hunting: sto lì tutto il giorno, passo selezione dopo selezione fino all'offerta arrivata a fine giornata: sei mesi di stage, 300 euro al mese. E va bene, facciamo finta che ci penso. Mentre faccio finta di pensarci torno a casa, continuo a fare l'interprete e vengo contattata dalla facoltà di Torino: sono stata selezionata per il progetto Mae Crui - destinazione New Delhi, partenza gennaio 2008.

Rifaccio la solita valigia e vivo l'esperiene più belle della mia vita. Non mi sono mai sentita così libera come in quei mesi a Delhi. Nuovi amici, tanto caldo, cibo piccante e 4 kg in più. Unico neo: lo stage non è retribuito, in pieno stile italiano, ma amen. E' l'unico modo per andare in India e non far morire mia madre - che tanto va in ansia anche quando non rispondo dopo il terzo squillo.

Dopo 4 mesi torno a casa e ricomincio a fare l'interprete. Sto bene, il lavoro mi piace molto e mi lascia anche molto tempo libero per fare tante altre cose, ma qualcosa mi sta stretto e così, dopo due anni, faccio l'ennesima valigia e torno a Milano dove inizio a lavorare per una Big4.

Inizio a voler bene a Milano e faccio sempre in modo di avere del tempo libero. L'approccio stakanovista al lavoro non mi è mai piaciuto, preferisco vivere. Mi iscrivo ad un corso di spagnolo, inizio a ballare Lindy hop, prendo lezioni di canto e il mercoledì in pausa pranzo vado a Pilates. Leggo molto, lavoro all'uncinetto e giro sempre in bicicletta. Sto bene, ma qualcosa mi va stretto e sono sempre circondata da persone premiate per la loro mediocrità per cui grazie ad un'ottima occasione faccio l'ennesima valigia.

L'8 agosto 2015 prendo un aereo per Londra e dopo due giorni inizia il mio secondment di sei mesi che sono presto diventati 12, poi chissà.

Sono cresciuta pensando di aver sempre fatto soltanto la metà del mio dovere perchè questo era quello che mi veniva detto da mio padre dopo ogni compito in classe, interrogazione, esame. Altri padri, invece, vanno in tv a dire che il loro figlio omicida e gonfio di cocaina sia un ragazzo modello.

Alle volte, la vita.