giovedì 26 maggio 2016

Barba e capelli

Noi donne, si sa, ogni giorno tanto abbiamo bisogno di cambiare e spesso e volentieri lo facciamo attraverso il nostro look.
Chiome lunghissime lasciano il passo a caschetti vaporosi. Serie montature in tartaruga si trasformano in occhiali coloratissimi e divertenti. Grigi abiti da lavoro vengono sostituiti da colori allegri e primaverili. Insomma, siamo sempre le solite psicopatiche con la stabilita' di un elefante su un monociclo, ma questo passa il convento e lo dobbiamo accettare.
I capelli però sono già stati sacrificati -come da immagine in calce-, gli occhiali li cambio ogni 3 per 2 e i miei vestiti sono già sufficientemente colorati. Ho aggiunto al calderone anche il sesto tatuaggio e non avrei davvero saputo che cos'altro cambiare.
Ok, lo so, c'è sempre l'opzione capelli rosa ma ancora non sono pronta.
E quindi?
E quindi niente. La vittima del cambio look è stato il blog che si sposta su Wordpress.
Più carino, più fresco e soprattutto color anguria. Se non vi piace quello che c'e' scritto potete sempre provare a leccare lo schermo.

 
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martedì 3 maggio 2016

L'autismo e' diversità - e la diversità e' bellissima

Il mio primo lavoro ha avuto a che fare con l'autismo. 
Appena rientrata da un breve viaggio post laurea, mentre mi chiedevo che cosa mai ne avrei fatto della mia laurea in interpretariato, ho ricevuto una chiamata da un'amica. Amici di famiglia avevano bisogno di un'interprete e accettai con entusiasmo e un po' di paura. 

Ricordo ancora perfettamente la telefonata con la mamma di Ale che mi spiegava di cosa avesse bisogno e mi raccontava cosa fosse la terapia ABA. A quella telefonata sono seguite ore e ore di lettura. Cercavo di imparare tutto quello che potevo, innanzitutto che cosa fosse l'autismo che fino a quel momento mi sembrava un po' come lo zio d'america: tutti lo nominano ma nessuno lo ha mai conosciuto per davvero.
Che cos'è? Come si manifesta? Quali sono le modalità e i tempi della diagnosi? E questa terapia ABA, che cos'è'? In cosa consiste?

Ho continuato a farmi domande e a studiare per due anni. Due anni ricchi di alti e bassi ma molto belli e formativi. Due anni in cui sono entrata nella parte più delicata di tante famiglie, tutte diverse tra loro ma unite dallo stesso percorso di ricerca, studio e crescita continua. Due anni di km in macchina, di esercizi ripetuti fino allo sfinimento (nostro e dei bambini). Due anni di risate, giochi, grandi tavolate e cani annaffiati con il tubo del giardino. Due anni che mi hanno avvicinata ad una realtà che altrimenti non avrei mai avuto l'occasione di conoscere.

Ancora oggi, a distanza di qualche anno, penso a quella prima esperienza lavorativa con molto affetto, lo stesso affetto che provo ancora per quei bimbi che ormai bimbi non sono più, e affrontano la vita con i loro grandi, bellissimi e a volte buffissimi occhi.

Qui c'e' un articolo pubblicato oggi sull'Huffington Post in cui si parla di autismo in maniera non convenzionale. Una donna e suo marito hanno scoperto che lui fosse autistico dopo 7 anni dal loro primo incontro e soltanto dopo la diagnosi di autismo della loro figlia maggiore. 
Buona lettura.




martedì 19 aprile 2016

Dalla coppetta music alla coppetta mestruale

Ma ve la ricordate la coppetta music? Io la A-DO-RA-VO!
Da piccola non vedevo l'ora che arrivasse l'estate cosi' l'Algida avrebbe ricominciato a fare quei gelati li' che fa solo d'estate e io avrei potuto mangiare tante, tantissime coppette music in riva al mare. Possibilmente con il cucchiaino rosa.

Com'era bella la vita quando l'unica coppetta di cui dovevo preoccuparmi era la coppetta music! Ora siamo passati da una nota musicale in cacao a una sorta di mini imbuto in silicone che - questo no, non si mangia, ma si infila proprio li', nella nostra bella gigia.

Presa da un raptus spendereccio settimana scorsa ne ho comprata una al supermercato (Italia, mi leggi?) e ho deciso di provarla, un po' per curiosità' e un po' perche' my little princess non tollera piu' molto gli assorbenti.

 Ecco la mia pagella:

  1. Aspetto: 8. Carina e' carina. Se ne trovano di vari colori e vanno conservate in sacchetti di cotone, anch'essi molto carini. Se dobbiamo sanguinare, almeno facciamolo con stile
  2. Dimensioni: 7. Ne esistono di diverse dimensioni. Sulle confezioni indicano l'eta' come metro di scelta. I 30 anni, manco a dirlo, sono lo spartiacque.
  3. Inserimento: 6. Sembra facile facile ma e' solo facile. Va piegata 2 volte su se stessa e poi inserita nella nostra bella gigia. Io ce l'ho fatta al quarto tentativo, forse quinto. Conto che con un po' di esperienza si possa ambire ad una bella sufficienza abbondante.
  4. Comodita': 8. All'inizio da' leggermente fastidio, ma in pochi minuti si adatta alla nostra forma e non si sente più nulla.
  5. Estrazione: na. Non mi sento di dare un giudizio ma un consiglio: leggete le istruzioni. Manco a dirlo io non l'ho fatto e mi sono venuti 5 infarti, un paio di ictus e sono finita peggio che in una scena di Jack lo squartatore. Ad un certo punto ho anche pensato "sticazzi me la tengo" ma non era proprio una buona idea. Il punto e' che  non immaginavo il livello di sottovuoto che potesse raggiungere questa amata coppetta. Una roba che manco il macellaio quando vi fa le fettine da portare in aereo. Leggendo le istruzioni ex post, ho poi scoperto come si fa: basta contrarre gli addominali del basso ventre per spingere la coppetta in basso, creare un piccolo varco per far entrare dell'aria eliminando il sottovuoto e via. La coppetta scenderà ancora un po' da sola e a quel punto potremo tirarla fuori attraverso l'apposita base. 
  6. Tenuta: 10. Andando sottovuoto, non c'e' pericolo di sporcarsi. Ovviamente le prime volte va studiato un po' il ciclo per capire in quanto tempo la si riempie, ma non tenendola su più' del tempo raccomandato non si rischia di sporcarsi. Niente sensazione umidiccia come con gli assorbenti normali, niente fastidio - almeno per me - come con gli interni.
  7. Igiene: 10.  Come sopra, a meno che non la si tenga su millemila ora, non c'e' pericolo che esca nulla. Si svuota comodamente nel water, si sciacqua, si asciuga e si sterilizza.
  8. Costo: 10.  Tra i 20 e i 30 euro. Nulla in confronto agli assorbenti che, ricordiamocelo, ancora sono tassati. E ci prendono anche per il culo con l' hashtag #tampontax.
  9. Durata: 10. La vita media di una coppetta e' 10 anni. Null'altro da aggiungere.
  10. Rispetto per l'ambiente: 10+. Nonostante contengano sangue, gli assorbenti non vengono smaltiti separatamente dal resto dell'immondizia e sono altamente inquinanti. Utilizzare la coppetta riduce sensibilmente la produzione di immondizia - pure un po' schifosetta.
Allora, cosa fate ancora li'? Non e' bella come la coppetta music ma una chance gliela possiamo dare!

Immagine: www.fanpage.it

martedì 5 aprile 2016

Tu m'ha rott er ca


La verità e’ che siamo tutte uguali. Va be, quasi tutte.

Ricomincio.

La verità e’ che – escludendo la categoria della gatta morta – siamo tutte uguali. 
Tutte con questa maledetta sindrome di Candy Candy a cercare di salvare l’uomo più burrascoso del pianeta. - Roba che se mai dovessi avere una figlia femmina, altro che Candy Candy, le faccio guardare Ken in Guerriero e tanti saluti.

Siamo convinte che piano piano ce la faremo a salvarlo, a rimettere assieme tutti i pezzi e alla fine anche noi, abbronzati e innamorati,  correremo scalzi e sorridenti nei campi di grano come nella pubblicità dell’olio cuore.

Solo che noi la staccionata la prenderemo nei denti.

Perche’, diciamocelo, questi qui sono irrecuperabili. Bravissimi a farci credere che stiamo andando bene, che ci amano e che si’, i loro pezzetti si stanno rimettendo tutti al proprio posto. Il problema pero’ e’ che mentre incolliamo i loro frammenti col super attak, prima rimaniamo con le dita appiccicate e poi, quando finalmente saremo riuscite a staccarle, ci accorgeremo che a finire in pezzi siamo state noi.

E qui, amici, ve lo devo dire: c’avete rotto. C’avete rotto perche’ possiamo essere rompicoglioni quanto volete, instabili quanto volete (e io una botta ormonale premestruo ve la farei provare) mentre voi siete sorprendenti, cosi’ tanto sorprendenti da pensare sia normale trattarci peggio dell’ultimo parcheggiatore abusivo di Trastevere e regalarci, con grande nonchalance, le seguenti perle di merda:
  1.  Non posso pianificare niente, devo essere sempre a disposizione, io – non sapevo di cognome facessi Obama
  2.  Non possiamo vivere alla giornata? – a 1841 km di distanza? Comodo
  3. Ho passato due anni di merda e voglio vivere tranquillo – entusiasmante, quando si sta insieme da un anno e mezzo 
  4.  A me di venire a casa tua non me ne frega un cazzo – e invece io scodinzolo quando mi porti a fare pasqua con i tuoi
  5. Se pensi di farti campare da me non hai capito niente - e qui, direi, no comment
Ecco. 

Arrivati a questo punto non resta granché da fare. Dopo tutte le frasi di incoraggiamento, supporto e affetto che vi abbiamo rivolto, c'e' solo una cosa da dirvi:


Tu m'ha rott er ca.



lunedì 4 aprile 2016

Il sole sono io



Se aveste passato anche voi 10 anni della vostra vita a piangere guardando Grey’s Anatomy sarebbe tutto più facile. Capireste il perché della nostra instabilità emotiva ma non solo.

Sapreste che quando decidiamo di esserci, lo facciamo sul serio.
Sapreste che resteremmo al vostro fianco anche quando avrete l’illusione di poter essere felici con un’altra.
Sapreste che sopravvivremmo a tutto: annegamenti, sparatorie, esplosioni e incidenti aerei perché siamo molto più forti di voi.
Sapreste che metteremmo voi e le vostre ambizioni al primo posto, sacrificando noi stesse e le nostre ambizioni.
Sapreste che il nostro amore per voi è grande, puro e delicato.

Ma soprattuto sapreste che, per quanto possiate essere dei sognatori, il sole siamo noi.



martedì 22 marzo 2016

Risiko e gli strateghi da salottino Ikea

Forse e' una reazione naturale alla paura, o forse siamo veramente scemi. Dopo ogni brutto fatto di cronaca, si scatenano la rabbia e la gara a chi ne sa di più su strategie, Intelligence, massime allerte, punizioni esemplari e affari esteri. Ragazzi, vi prego, giocare a Risiko non vi rende strateghi. Da bravi, rimettete i carri armati di plastica nella scatola.

Vedete, la vita e' piena di pianure, dossi, buche, salite e discese. Vento in poppa che ti da' una mano e burrasca che ti fa maledire il momento in cui hai deciso di metterti in mare. Che bello, pero', quando smette di piovere li', lontano lontano, scorgiamo la meta che si fa sempre più vicina. 

Ci sarebbe gusto se tutto andasse secondo i nostri piani? 

La vita e' fatta per essere vissuta, e noi siamo fatti per conoscere, camminare, esplorare noi stessi e tutto ciò che il mondo ha da offrire, comprese le cose brutte. Certo, sarebbe preferibile che non ci fossero o che ce ne fossero il meno possibile, ma la realta' dei fatti e' che non possiamo far altro che prendere quello che c'e', cosi' come viene. 

Abbiamo pero' la grande dono della liberta' e la possibilità di scegliere come vogliamo essere. Possiamo decidere che no, l'odio e la violenza non fanno per noi. Rispondere con violenza a chi ha scelto la violenza ci farebbe sentire meglio? Più sicuri? Più protetti? Infallibili? No, sarebbe solo l'ennesima illusione di potere e controllo, illusione che aspetta il prossimo attentato per sbriciolarsi davanti alla nostra paura. E poi, diciamocelo, ancora ci perdiamo i calzini nella lavatrice, hai voglia a fare gli strateghi dal nostro piccolo salotto ikea.

Non e' facile, ma possiamo solo accettare di essre quello che siamo:esseri umani. Cattivi, violenti, paurosi, amorevoli, creativi, gioiosi...
Tutti estremamente fallibili.



giovedì 17 marzo 2016

L'igiene, questa sconosciuta

Che gli inglesi non siano celebri per la loro igiene personale e' risaputo, ma dopo aver vissuto un anno negli Stati Uniti, uno in Francia, qualche mese in India e soprattutto un intero anno accademico con mio fratello, pensavo di essere preparata.

E invece no.

Questi piccoli, bianchicci inglesi, riescono sempre a sorprenderti per la loro zezzita', che non consiste soltanto nell'avere le mani perennemente sporche e unticce. No, c'e' molto di più: c'e' della professionalità, in tutti i campi, a tutte le eta' e senza distinzione di genere. Andiamo per punti - tutti tratti da storie vere.

Denti
Ero arrivata da pochi giorni e finalmente avevo trovato un bell'astuccetto per spazzolino e dentifricio: impermeabile, a righe bianche e verdi che mi ricordava tanto ombrelloni e sedie a sdraio che avrei potuto soltanto sognare. Insomma, me lo porto in ufficio tutta contenta e dopo pranzo, mentre mostravo una cosa ad una collega, il PC inizia a scaricare un aggiornamento e si pianta. Vado a lavarmi i denti, penso, ma oltre a pensarlo, lo dico.

GELO.

Tutti si fermano e si girano a guardarmi neanche avessi intonato God save the Queen ruttando. Poi una si fa coraggio e rompe il silenzio chiedendomi: why? E aggiunge: do you always brush your teeth? E tutti li' che mi guardavano in attesa della risposta, manco fossi l'oracolo di Delfi.

Ma che vuol dire Perche' ti lavi i denti? Che io vi chiederei perche' fate cosi' schifo, guarda.
Brutti zezzi che non siete altro.

Capelli
In questo, devo dire, le vere professioniste sono le ragazze. Sfoggiano pinze da parrucchiera senza pietà alcuna, e con queste costruiscono impalcature degne della buon'anima di Amy Winehouse. Non sono pero' le cofane a sconvolgermi quanto, anche in questo caso, la totale mancanza di igiene. Roba che un giorno vengo in ufficio con due fette di pane e vediamo che effetto fa, magari scopro un modo per combattere la fame nel mondo.

Un giorno, andando a pranzo con delle colleghe, una di queste di punto in bianco si gira ed inizia ad annusarsi i capelli, poi prende una ciocca con due dita e dice: "Forse devo farmi uno shampoo. In effetti ieri sera il mio fidanzato mi stava facendo i grattini in testa e mi ha chiesto da quanto tempo non mi lavassi i capelli." E non e' che dopo averlo detto abbia preso una pala per scavarsi una fossa, no, dopo averlo detto si e' messa a ridere. Grasse risate, proprio.
Mah.

(Sempre la stessa qualche settimana dopo si e' annusata la giacca dicendo che forse era ora di portarla in lavanderia perche' PUZZAVA DI FORNO - non di quelli che fanno il pane ma di quello di casa)

Cibo
Che cosa dobbiamo dire ancora sugli inglesi e il cibo? Mangiano qualsiasi cosa, a qualsiasi ora e in qualsiasi posto. Treno, metropolitana, strada, ogni luogo e' buono per mangiare, possibilmente con le mani.  Sul gradino piu' alto del podio c'e' una ragazza che ho incrociato qualche mese fa. Beveva una brodaglia con molta schiuma che evidentemente non le piaceva e allora che cosa fa: raccoglie tutta la schiuma con la cannuccia, la butta a terra e, prima di rimettere la cannuccia nel bicchiere, la  PULISCE SULLA GIACCA.

Una menzione d'onore va alla mia collega Claire che ha in PC più lercio che io abbia mai visto. Quando qualche mese fa dovevamo usarlo per un evento mi faceva schifo prenderlo in mano e mi sono fatta prestare un fazzoletto, per dire.

Piscina
Settimana scorsa avevo un po' esagerato con l'allenamento gambe e ho avuto dolori per due giorni - di quei dolori che anche sederti per fare la pipi' diventa un problema. Chiacchierando con una collega mi suggerisce di andare in piscina. Ci penso un po' e dico che si', mi piacerebbe molto ma le persone che frequentano la piscina nel mio stabile vanno sempre in giro scalze, non solo nello spogliatoio ma escono direttamente scalze da loro appartamento e quindi bah, l'idea non mi attira proprio. Poi non usano la cuffia per cui sono un po' scettica, ecco.
La sua risposta? Faccia sorpresa ed il solito: Why? Does it bother you?

Piedi
A quanto pare in questo paese sono immuni dalle verruche, il che porta tutti a camminare scalzi ovunque, soprattutto sulla moquette dell'ufficio, tendenzialmente senza calze.

Quando poi fa caldo, le mamme inglesi si organizzano con costumini e teli mare e portano i loro bambini a London Bridge e li', tutti felici, si fanno il bagno nelle fontane.


Che dire, io spero di sopravvivere a tutto ciò Per ora non si registrano verruche ne' infezioni di alcun genere.

In Hyigiene I Trust.

venerdì 11 marzo 2016

La metà del mio dovere

Sono cresciuta pensando di aver sempre fatto soltanto la metà del mio dovere perchè questo era quello che mi veniva detto da mio padre dopo ogni compito in classe, interrogazione, esame.
Ho passato anni a guardare la maggior parte dei miei compagni essere premiati per la loro mediocrità mentre io avevo fatto soltanto la metà del mio dovere. Poi uno si chiede perchè è insicuro e ha sempre pensato di non meritare niente.

La metà del mio dovere consiste in quanto segue.

A 16 anni prendo la valigia e parto per gli Stati Uniti dove frequento il quarto anno di liceo. Imparo molto inglese, moltissimo sulla cultura amercana e vinco un Award of Excellence, nonostante per almeno 3 mesi non capissi nulla di quello che mi veniva detto.

A 17 anni torno in Italia e frequento l'ultimo anno di liceo linguistico. Nel frattempo compio 18 anni e dopo la maturità riprendo la valigia e parto per Milano, dove mi iscrivo ad interpretariato. Ho sempre avuto un grande interesse per le lingue straniere (alle medie avevo uno di quei corsi in audiocassetta che seguivo ogni mercoledì sera con mio padre) ed in poco tempo divento una macchina da traduzione. Passo il secondo anno di università mangiando solo due zucchine lesse al giorno, poi parto per Parigi e una sera sulla Senna mangio un gelato. Il terzo anno scorre via veloce e a settembre mi trasferisco a Torino per la specialistica binazionele. A novembre torno a Milano per laurearmi e dopo la discussione riprendo il treno e torno a Torino: il giorno dopo avevo lezione per cui dovevo tornare a fare almeno la metà del mio dovere. A settembre dell'anno successivo riprendo la solita valigia e parto per Lione dove frequento l'ultimo anno di università, compreso uno stage di sei mesi.

Dopo l'estate, ad inizio settembre 2007 mi laureo. 25 anni ancora da compiere, 5 anni spaccati di università, la metà del mio dovere.

Faccio visita ad un'amica in Olanda e, qualche giorno dopo il mio rientro a casa, mi chiama un'amica:  "alcuni miei amici hanno bisogno di un'interprete, ti va?". Certo che mi va.
Tra un'interpetazione e l'altra mando CV e faccio qualche colloquio. Il più divertente con un celebre gruppo di head hunting: sto lì tutto il giorno, passo selezione dopo selezione fino all'offerta arrivata a fine giornata: sei mesi di stage, 300 euro al mese. E va bene, facciamo finta che ci penso. Mentre faccio finta di pensarci torno a casa, continuo a fare l'interprete e vengo contattata dalla facoltà di Torino: sono stata selezionata per il progetto Mae Crui - destinazione New Delhi, partenza gennaio 2008.

Rifaccio la solita valigia e vivo l'esperiene più belle della mia vita. Non mi sono mai sentita così libera come in quei mesi a Delhi. Nuovi amici, tanto caldo, cibo piccante e 4 kg in più. Unico neo: lo stage non è retribuito, in pieno stile italiano, ma amen. E' l'unico modo per andare in India e non far morire mia madre - che tanto va in ansia anche quando non rispondo dopo il terzo squillo.

Dopo 4 mesi torno a casa e ricomincio a fare l'interprete. Sto bene, il lavoro mi piace molto e mi lascia anche molto tempo libero per fare tante altre cose, ma qualcosa mi sta stretto e così, dopo due anni, faccio l'ennesima valigia e torno a Milano dove inizio a lavorare per una Big4.

Inizio a voler bene a Milano e faccio sempre in modo di avere del tempo libero. L'approccio stakanovista al lavoro non mi è mai piaciuto, preferisco vivere. Mi iscrivo ad un corso di spagnolo, inizio a ballare Lindy hop, prendo lezioni di canto e il mercoledì in pausa pranzo vado a Pilates. Leggo molto, lavoro all'uncinetto e giro sempre in bicicletta. Sto bene, ma qualcosa mi va stretto e sono sempre circondata da persone premiate per la loro mediocrità per cui grazie ad un'ottima occasione faccio l'ennesima valigia.

L'8 agosto 2015 prendo un aereo per Londra e dopo due giorni inizia il mio secondment di sei mesi che sono presto diventati 12, poi chissà.

Sono cresciuta pensando di aver sempre fatto soltanto la metà del mio dovere perchè questo era quello che mi veniva detto da mio padre dopo ogni compito in classe, interrogazione, esame. Altri padri, invece, vanno in tv a dire che il loro figlio omicida e gonfio di cocaina sia un ragazzo modello.

Alle volte, la vita.


lunedì 29 febbraio 2016

Leo, perdonami

Caro Leo,
qui non si parla d'altro, finalmente ce l'hai fatta!

Che bello vedere il tuo sorriso, il tuo abbraccio con Kate, la tanto desiderata statuetta finalmente nelle tue mani. Sono davvero felice per te e so che mi perdonerai.

So che mi perdonerai per non aver mai appeso un tuo poster nella mia cameretta, per non essermi mai innamorata di te e per non aver pianto guardando Titanic.
Sono davvero felice e so che mi perdonerai se la mia gioia per te non e’ paragonabile a quella che ho provato per la vittoria di Ennio-nostro Morricone.

Sai, essere italiani non è facile. Tutti amate il nostro paese e quando andiamo via ci chiedete perche’, ma spiegarlo senza essere banali non e’ per niente semplice.
Che cosa dirti, Leo.  Morricone ci ha dimostrato che a 87 anni – OTTANTASETTE – si può ancora avere talento, passione e voglia di fare cose belle, ma soprattutto ci ha dimostrato che ci si può ancora emozionare (guarda qui).

La voce rotta, il foglietto bianco con il discorso, il ringraziamento a Tarantino per averlo scelto e la dedica alla moglie Maria. “Non c’è una musica importante senza un grande film che la ispiri”.Tutto meraviglioso, delicato e quasi irreale, vero Leo?
So che sei d’accordo con me e per questo mi perdonerai.

Perdonami ma ora è tempo di interrompere i festeggiamenti per un momento. Si’, molla 'sta statuetta e vieni qui.
Tieni, prendi questo.
Come che cos' è? È uno spolverino. Dai, smettila di fare il cretino e poggia quella statuetta. Su, forza. Avrai vinto un Oscar anche tu ma e’ arrivato il momento di fare chiarezza:

sei tanto bravo, ma a Ennio nostro je spolveri gli spartiti.


venerdì 26 febbraio 2016

Contro Natura

La mia personalissima lista di ciò che e' contro natura e andrebbe eliminato per far trionfare, finalmente, il buonsenso. 

  1. il Balayage
  2. la nail art
  3. gli outfit di Chiara Ferragni
  4. l'inglese di Myfashionadvisor - tra l'altro: dove sei finita?
  5. i parrucchini
  6. le S alla fine delle parole inglesi - la grammatica non e' un'opinione e neanche uno stile di vita.
  7. le canzoni di Gigi D'Alessio
  8. gli UGG
  9. i risvoltini
  10. il profilo twitter di Gasparri
Angelino, mi leggi? 


mercoledì 24 febbraio 2016

Zucca, patata dolce e curry: la regina dei muffin è tornata


Pronti con i pop corn? Sono caldi? Bene, non fa niente, tanto sono buoni anche freddi. Poggiateli  lì sul tavolino e prendete carta e penna: la regina dei muffin salati è tornata!

I muffin, sia dolci che salati, sono molto semplici da preparare e li amo perchè non c'è bisogno di particolare cura. Della serie: se li faccio io, li potete fare anche voi.
Allora, presa la penna? Via!

Ingredienti
Zucca: 1 di media grandezza. Per i pigri: va bene anche quella già tagliata nelle scatolette. 250 gr circa
Patate dolci: 4-5 patate. Per i pigri: vedi zucca
Farina: quella che ci vuole, come diceva nonna
Uova: 2. Per i vegani: avete suggerimenti?
Olio: 2 cucchiai
Sale: a piacere
Zucchero: due cucchiaini
Yogurt: 3 cucchiai circa. Io ho usato quello di soia
Curry: come se non ci fosse un domani
Lievito in polvere
Sorpresa finale!

Procedimento
Gli umidi
Tagliare la zucca e la patata a dadini (per i pigri: aprire la scatoletta). Ungere una padella con un cucchiaio d'olio e cuocere per circa 20 minuti a fuoco medio. Per l'impasto dei muffin è necessario che siano molto morbide, per cui anche se si dovessero stracuocere non fa niente. A fine cottura schiacciare con una forchetta o frullare. Far raffreddare.
Quando la zucca e le patate si saranno raffreddate, prendere un recipiente e mescolare le uova, lo yogurt e un cucchiaio d'olio. Poi, aggiungere il composto di zucca e patate e mescolare bene. Accendere il forno e scadarlo a 180°.  

I secchi
In un altro recipiente unire la farina setacciata (se avete un setaccio vero siete il meglio, se no potete usare un colino), lo zucchero, il curry, e solo alla fine il lievito in polvere. Mescolare bene. La quanitità di curry è da decidere in base al proprio gusto. A me piace molto e ne metto sempre tanto, soprattutto in accoppiata con la zucca che ha un sapore molto delicato e dolce.
Unire gli ingredienti secchi e quelli umidi.
Il segreto per la buona riuscita dei muffin è unire gli ingredienti secchi e quelli umidi soltanto alla fine, poco prima di infornarli, e mescolarli poco poco.  Insomma: l'impasto dev'essere bruttino e tutt'altro che omogeneo.
Prendere il composto con l'aiuto di un cucchiaio e riempire gli stampini.

Sorpresa! Se siete tra gli amanti dei semini, prima di infornarli cospargete i muffin con semi di zucca e girasole che li renderanno croccanti e ancora più simpatici.
Infornare per 15 minuti circa a 180°.
Per verificare che siano cotti, fare la solita prova della forchetta o dello stuzzicadenti: se diventano umidi non sono ancora cotti.
A cottura terminata, spegnere il forno e lasciar ripostare qualche minuto con lo sportello un po' aperto.
A questo punto il profumo vi inebrierà e inizierete a mangiarli uno alla volta infilando le mani nella fessurina del forno. Non preoccupatevi, nessuno vi giudicherà per questo.

P.s.: se avete bisogno di una dose extra di coccole, potete aggiungere all'impasto del formaggio. Chi vota il gorgonzola?

Un ringraziamento speciale alla gina Claudia per aver fornito gli stampini che più da bionda non si può!

Cosa fate ancora lì? Correte in cucina!



sabato 20 febbraio 2016

Due. Settecentotrenta. Diciassettemilacinquecentoventi.


Due anni – 730 giorni – 17.520 ore.
Si ricomincia, più perché mi piace da pazzi schiacciare i tasti del Mac con lo smalto color corallo che per altro.

Due anni. Tanti, come le cose che sono successe. Andando per ordine:

1.     L’uomo con le gambe belle, musa ispiratrice di tanti racconti, è stato definitivamente inserito nel file “Passato”. Grazie e tante care cose.
2.     Ho portato a termine il viaggio più bello della mia vita: quello dentro me stessa.
3.     Sono stata fulminata sulle scale delle Poste di Piazza Bologna, Roma.
4.     Sei mesi fa mi sono trasferita a Londra.

Prendete i pop corn e mettetevi comodi: si ricomincia.